ancora troppo debole e scontato,
mi si sofferma, gonfio di sgomento,
l'occhio, malinconico, al passato.
E le speranze, diluite nel futuro,
invocano a gran voce, senza sosta,
quell'energia dal moto imperituro,
figlia dell'universo che si sposta.
E noi? Dispersi a ridere del niente?
Ebbene, mi rivolgo a voi!
Voi, teatranti di ogni gente!
Abbattete stanze e corridoi,
i muri e le prigioni
e tutto ciò che è marcio d'apatia!
Perché si disperdano nelle nazioni
i figli illegittimi dell'utopia.
i figli illegittimi dell'utopia.
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