Bene.
L'ho provato anche io, finalmente.
Mi sono vestito di verde, giubbotto tattico prestato volentieri da un amico che lo praticava già, fucile, anche quello prestato (mal volentieri) sempre dallo stesso amico che mi raccomanda di trattarlobene (della serie occhio che questo è l'unico buco che c'ho per il momento, per citare il tenente Hartman)
Soft Air. E vi dico che di soft non c'è proprio un cazzo. Qui si fa sul serio. Per uomini duri.
Sveglia all'aalba, perchè si sa, il nemico non dorme mai, e non fa colazione, e se vuol fare colazione pasteggerebbe volentieri con le tue trippe e un bicchiere di latte e nesquik.
Dicevo, sveglia all'alba e poi ci rechiamo di corsa al teatro di guerra (un campo generosamente prestato dal signor Minoretti che per quel giorno farà brucare da un'altra parte la sua vecchia Guendalina).
Giunto finalmente il tanto atteso momento di smontare dall'auto e di fronte al plotone avversario, accampato da una settimana per prepararsi le trincee ognuno esibisce con orgoglio il proprio fidato pistolone. Testosterone che schizza persino dalle orecchie e finisce sul prato a insaporire il pasto della povera Guendalina.
Momento di godimento quando carichiamo il fucile con le munizioni. Palline.
Si dai, lo sapete, quelle palline di plastica bianca, che ricordano tanto le zigulì. I più temerari le usano rosse, traccianti, perchè non hanno paura di farsi scoprire dal nemico, loro. Cazzo.
Due squadre, un campo, un solo obiettivo. Massacrarsi a suon di poliuretano.
Vi risparmio gli orrori dello scontro. Ancora non ci dormo la notte. Sentire il sibilo delle palline di plastica e il loro cinico tic toc sui tronchi degli alberi, ma più di tutto il rumore di sdegno degli scoiattoli che ci guardavano dagli altri e mormoravano tra di loro: ma che coglioni.
Ma soprattutto, gli atroci urli di guerra del nemico, le facce gonfie, arrabbiate, che al confronto le tigri di Arkan ti sembrano un oratorio in gita a Campo Dolcino.
E la tattica avanzata... Accerchiamoli, dice uno. Disporsi a triangolo, dice l'altro (sempre il mio amico, che anche li, quello è l'unico triangolo che si poteva permettere...) Stai basso cazzo! Mi urla gentilmente il comandante, una infervorata guardia giurata ticinese. facile per lui, alto un metro e ottanta voglia di crescere.
A un certo punto scatta il parapiglia, il nostro comandante ci informa che il nemico ha cambiato posizione e dobbiamo allontanarci reciprocamente di qualche decina di metri per procedere a strascico e buttare giù più cristiani possibile.
Ora mi trovo da solo, devo avanzare. Vedo il mio commilitone dieci metri più a destra. E' serio, concentrato. Si è sdraiato a terra. Si sta impegnando. Forse il comandante se lo inculerà quella sera stessa, se avrà fatto il suo dovere. Avverto dei rumori di pancia. sarà stato tutto quel movimento a camminare come un tacchino rincoglionito. Sgancio una vigorosa scorreggia. Chissenefrega la copertura. Vedo la faccia del mio commilitone che urla, sottovoce "nooooooo!"
Il nemico ci è addosso. Ci ha sentiti. Cazzo, dobbiamo retrocedere. Avverto la fredda sensazione di contatto con il proiettile sulla pelle... prima uno, poi due, finchè, irrorato di pallini di plastica, il mio avversario mi dice "sei stato colpito". Grazie al cazzo. Mi aveva ridisegnato i contorni con i proiettili di plastica. Poi penso al realismo di questa simpatica messa in scena. I fucili non dovrebbero avere una cosa chiamata "rinculo"?
Irrorato di proiettili. Non sto scherzando. Ma, in fin dei conti, il soft air l'hanno inventato i giapponesi. Una variante del Bukkake (ぶっかけ), dunque. Adesso si spiega tutto. Alla fine, tutto si riconduce sempre lì. A chi ha il suv più grosso.
Bene, partita finita, per me. Il mio avversario mi mostra con orgoglio il posto dove segnerà con soddisfazione l'ennesima tacca simbolo della vittoria... sull'apposito segnatacche incorporato nel fucile, acquistabile laddove vendono anche i silenziatori per scorregge (fidatevi di me, se siete in dubbio sull'aquisto di questi due accessori, non esitate. Le venti carte meglio spese della vostra vita).
Raggiungo a testa bassa l'angolo riservato agli sconfitti. Un soldato molto umano con un elenco in mano mi chiede se voglio partecipare anche al contest successivo. Lo vuole sapere subito perchè devono fare le squadre. Dopo aver fatto "conquista la collina", "ruba la bandiera", "Utu contro Tutsi", questa volta il menu propone "Spara alla crocerossa". "Beh, facciamo un'altra volta", gli dico.
Alla fine, gloriosa foto ricordo con tutti i partecipanti. Che questi qua sotto in confronto sembrano dei vitelloni da oratorio in ritiro spirituale a Campo Dolcino
PS. Osservate la piccola tigre: quanti di voi non vorrebbero che gli cagasse sulla tuta in questo momento ?
Nessun commento:
Posta un commento