lunedì 24 gennaio 2011

Patente e libretto

Tangeziale. Quattro del mattino.

Mi fanno i fari, i faretti e tutte le lucine colorate che hanno addosso.

Più la freccia a destra.

Adesso accosto...


Vediamo se c'è uno slargo comodo.

Anzi, fa che ci sia uno slargo comodo!

Dopo la curva. Forse.

Dai!

No.

Cacchio.

Altro colpo di luci.

Eh, adesso! Mica mi posso fermare qua!

E quelli si fanno sotto ancora un po'. Eccheccacchio!

Breve accenno di sirena.

Ellamadosca! Esagerati.

Esarati e trogloditi!

Se ci mettiamo qua a fare la perquisa, con sta nebbia, facciamo un incidente che la metà basta.

E quelli niente.

Guardate che lo faccio, cazzo! Lo faccio! Mi fermo qua!

Cazzo!

Sigh! Lo faccio, cazzo! Lo faccio, lo fac...

UN'USCITA!!!!

A buon rendere, anas. Non dirò più che ti tira il culo ogni volta che arriva un treno in orario!

Freccia a destra, questa volta è la mia. Ed esco.

Poco fuori lo svincolo accosto vicino a un fosso.

Tiro giù il finestrino.

"Buonasera."

"Halla bon'ora. S'avea paura nu s'avviasse più?"

"Ma no, io..."

"Pohe cciance. Patente e libbretto."

La patente è facile. Tasca interna -> portafoglio -> risvolto sinistro.

"Ecco a lei."

Quello manco la guarda.

"E 'l libbretto? Un è miha 'n opscional della vettura. Lo sa? Sì?"

"Sì, sì."

Un attimo, cazzo. Penso io.

"E' sua la macchina?"

"Di mio padre." Che sicuramente ha recentemente partecipato al rinomato concorso "Trova un anfratto imboscato e riempilo con la cosa più importante che trovi in macchina."

Per come si sta mettendo, avrà sicuramente vinto il primo premio.

"Allora? Guardi che non ci spaventa 'l zole! Noi si fa mattina volentieri! Solo si diventa più hattivi."

"Arriva arriva. E' sempre stato qua..."

Intanto il collega più anziano scende dalla macchina.

"Allora? Ci muoviamo?"

"Eh allora allora. Qua ci si fa ostruzionismo."

"No, senta, che ostruzionismo? Le dico che c'è il libretto. E' sempre stato qua. Un attimo!"

"Ha ragione lei, sa. Sarà solo un po' timido... Provi hol rihiamo suo!"

Che spasso.

Però qua c'è un mucchio di carta che sono tentato di sbattere in mano al toscanaccio.

Poi fatti suoi.

"Va beh, dai. Fallo scendere dall'auto."

Nooooooouuuuuoooooo

"Sentito il hollega? Giù!"

Apro la portiera e mi convinco di non aver visto l'orologio.

"Buono lì. Sci guardo un po' io si un te dispiasce."

"Eh..."

L'altro poliziotto intanto tira fuori dei fogli.

"Mi da il codice fiscale?"

"Sì."

"Lei è sposato?"

"No. Sono celibe." E tiro fuori la carta di identità.

"Dove stava andando, signor Carli?"

"A casa."

"A quest'ora?"

Minchia, chissà che addestramento c'hanno questi? Uno dove va alle quattro di notte della domenica?
Al poligono di tiro.

"Perché?" Chiedo io, ingenuissimissimissimo.

"Perhé le domande le si fanno noi, si un te spiace!"

Da dentro la macchina, quello stava attento a tutto, cazzo. Serpico, cazzo.

"Scusi."

"E' stato a una festa?"

E'STATOAUNAFESTA??? Che domanda scema! Sì, esistono eccome le domande stupide!

A saperlo imbucavo anche loro.

"Sì, più o meno."

"Dove?"

"Milano."

"Ha bevuto?"

Trum trum pa! Trum trum pa! Trum trum pa! Trum trum pa!
Buddy you're a boy make a big noise playing in the street gonna be
a big man someday. You got mud on yo' face....

Mi pietrifico sì, cazzo. E ci vuol poco.

Faccia poker!

Po-po-po-po-po-po-po-po-poker face...

Resta concentrato, resta concentrato!

Un bel respiro!

"No."

Solo che così Neo ci fermava i proiettili, cazzo. Io me la sto facendo addosso.
Se mi provano all'etilometro ritorniamo al proibizionismo!

Quello in macchina sbuca fuori a guardarmi con un sorriso da porcello.

Poi guarda il collega.

"Davvero. Non ho bevuto."

Holafacciapiùseriadelmondoholafacciapiùseriadelmondoholafacciapiùseriadelmondoholafacciapiùser

"Beh si fa persto, sai?"

Potevo fare ancora prima a dormire là. Lo so sì.

"Vabbè. Gli faccio il test."

"E fagli il test. Qua i dohumenti un ce stanno."

E io a sto punto mi chiedo: ma il sipario?

Non scende qualcosa a sancire la scena finale della mia vita?

Che so, un paio di quinte, un drappo, qualcosa.
Va bene anche un sudario, un velo pietoso.

E invece niente.

Quello va in macchina a prendere tutto l'ambaradan per analizzarmi il fiato.

Dovevo fermarmi da qualche zozzo a riempirmi di salamelle. Sì, anche se sono le quattro di mattina.
Certo. Ma non vedete che situazione?

Intanto il toscano torna fuori con un pacchettino disordinato di cartacce.

"L'ha trovato?"

"Dipende. Fammi hiamare in scentrale. Magari si trova un arheologo e la risolviamo qui."

Che spasso. Madonna che spasso.

"Ecco qua. Allora, devi soffiare forte quando te lo dico io."

Quello mi passa la cannuccia in plastica e io me la metto in bocca. Senza opporre resistenza. Fa strano collaborare alla propria malasorte, come un animale ammaestrato. Ma che cavolo posso fare, sennò?

Il poliziotto annuisce e io inizio a soffiare. E a soffiare forte! Tanto lo becca comunque, al limite si rovina, nella mia fantasia!

E infatti così è!

L'etilometro va in tilt.

Il poliziotto lo studia un po' perplesso.

"Non è mai successo."

"Checcè?"

"Non da risposte."

"Favvedere."

Io, meglio che sto zitto. Anche se dentro c'ho Tardelli al mondiale!

"Prendine uno novo."

"Non ne abbiamo."

Undici Tardelli, tutti insieme.

"Va beh. Senti lasciamo stare. Io non sento niente."

Il toscano si volta a lanciarmi un'occhiata furbesca.

"Te andata bene. Noi si fa di tutto per tenere le strade sihure. Ma hon la sfiga non sc'è niente da fare."

Sfiga. Oddio. Parliamone.

"Tieni. Il libbretto sta apposto."

Quello mi riconsegna la manciata di carta pesta che vado subito a mettere in macchina.

"Buonanotte, signor Harli. Dritto a hasa, eh?"

"Arrivederci..."

Risalgo in macchina e sparo a cannello il riscaldamento.

Torno in tangenziale e in meno di un quarto d'ora arrivo all'uscita.

Bella. Adesso ci dormo su e chi s'è visto s'è visto.

E' solo che no. Non voglio crederci. Giuro. E' oltre, per me.
Così no. No ha senso. Non ci posso credere.

Una paletta rossa. Schifosa. Protesa sulla strada. Mi blocca.

E si agita pure, sgraziata.

Capisco.

Accosto.

Finestrino.

"Patente e libretto."

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