domenica 20 marzo 2011

Jeff Santini - #7 - Il terzo polo

Dopo il vis à vis con il signor Braddok, quel messaggio era l'ultima cosa che Jeff si sarebbe aspettato.
Alla cattedrale di San Patrizio, in mezzanavata, ore 21, per la compieta.



Jeff non ci sarebbe andato, se fosse stato tutto lì.
Un appuntamento con il caso non era proprio il massimo della vita, soprattutto dopo essere stato marchiato dagli uomini più vicini a Maranzano.
Peccato per la firma di quella convocazione. Don Masseria in persona aveva intenzione di scomodarsi per tutelare la sua immagine pubblica, invitando Jeff ad assistere alla funzione serale nella cattedrale.
La firma poteva essere la sua come quella di chiunque altro, ma nessun sano di mente avrebbe corso il rischio.

Jeff scese dal taxi alle nove in punto. Diede una rapida scorsa alla facciata neogotica della chiesa ed entrò. Le voci lontane di un coro femminile lo accolsero subito e Jeff ci si abituò in fretta, così come all'oscurità della navata. Fece qualche passo verso il centro della cattedrale e li sentì rintoccare intorno e fondersi con il canto.
Non c'era quasi nessuno.
Da un momento all'altro, Jeff si aspettava di essere avvicinato dal suo comitato di accoglienza, i guardaspalle di Don Masseria. Probabilmente, pensava, il boss non lo avrebbe nemmeno visto. Di qualunque cosa si trattasse, ne avrebbe parlato con un intermediario.

Era quasi arrivato all'altare quando sentì la bocca di una pistola baciarlo sulla schiena. Si bloccò senza voltarsi. Sentì l'istinto ad alzare le mani ma riuscì a sopprimerlo, sapendo bene che l'uomo armato non avrebbe apprezzato una mossa così evidente, anche se protetti dall'oscurità della chiesa.

Jeff cercò di restare calmo. Cominciava ad abituarcisi, in fondo.

"Buonasera."

Nessuna risposta. La pressione della canna sulla schiena era diminuita un po'.

"Non sono armato, se vuole perquisirmi."
"Lo so che non è armato."

Jeff deglutì e cercò di concentrarsi su quella voce alle sue spalle. Un timbro caldo, rilassato, padrone delle sue parole.

"Beh, allora mi porti dal suo capo."
"Non credo sia possibile, mi dispiace."
"Capisco. Lo immaginavo. E' lei l'intermediario?"
"No."
"Allora mi ci porti, così la sbrighiamo in fretta."
"Non c'è nessuna fretta. Cominci a sedersi qua, io sarò dietro di lei."

Jeff si sedette sulla panca e continuò a fissare l'altare.
Sentì scricchiolare il legno della fila dietro.

"Bene. Ora che siamo comodi possiamo conoscerci meglio."
"Su questo fronte, temo di essere in svantaggio. Non ho idea di chi sia lei, ma lei sembra sapere esattamente chi sia io."
"Naturale. Lei è il giornalista del Times incaricato di gestire la guerra tra le due famiglie."
"Esatto. Anche se nessuno mi aveva ancora parlato di guerra."
"Succederà."
"Sembra molto sicuro."
"Assolutamente sicuro."
"Come mai?"
"Ho le mie ragioni, e resteranno mie."
"Come vuole. La pistola ce l'ha lei."
"Fino a prova contraria."
"Però, a questo punto, mi sfugge un po' il motivo per cui siamo qui."
"Chiarire alcune incomprensioni."

Jeff sguinzagliò la mente, in cerca di un precedente, di un caso particolare che gli avesse procurato un nemico a piede libero in cerca di riscatto.

"Che genere di incomprensioni?"
"Quelle che ti fanno ficcanasare dove non devi."
"La storia della mia vita."
"Oh, lo so bene. Per questo sono qui con te."
"Don Masseria ha qualcosa da ridire?"
"Che io sappia no."

Jeff inclinò la testa a riflettere su quelle ultime parole e poi si voltò.
Il suo interlocutore aveva il volto coperto da un velo scuro e indossava un cappello a tesa larga.
Si intravedevano solo gli occhi, scuri e luccicanti nel buio.

"Quindi non c'entra Don Masseria. Il messaggio era un falso."
"Era un falso. Non avevo altro modo per farla venire qui e una convocazione di Maranzano suonava poco credibile dopo il suo incontro con il signor Braddok."
"Chi è lei?"
"Un semplice osservatore."
"Un osservatore?"
"Un osservatore."
"Che cosa sta osservando?"
"Le vostre vite."

Jeff era a disagio. Quella rivelazione lo aveva spiazzato, si aspettava un'altra ramanzina come quella che aveva subito dagli scagnozzi di Maranzano e invece no. Aveva appena scoperto un terzo polo.

"So che i Maranzano non vogliono che scriva sul Lupo, vero?"
"Come fa a saperlo, lavora per loro?"
"Lo so e basta."
"Sì, non vogliono che segua il caso."
"Molto bene, sono disposto a pagarla profumatamente perché faccia il contrario."
"Lei è spiritoso, sa. E anche generoso, vedo. Ma non esiste cifra al mondo che copra il disagio di una vita al riparo da quella gente là. Ho già tutto quello che mi serve. Grazie, ma no."
"Penserò anche a proteggerla, se non lo sa fare da solo."
"Proteggermi? E come? I Maranzano sono ovunque, e mi ha appena detto che non è al servizio di Don Masseria."
"Come non sono affari suoi. Deve accettare."
"No, non devo. E' questo il punto. Ho già tutta la protezione che mi serve."
"Non credo."
"Non crede? E come mai?"
"Perché gli stessi uomini che la proteggono non possono proteggersi da me."

Jeff fece per alzarsi e andarsene, ma fu trattenuto.

"Mi lasci andare. Abbiamo finito."
"No, signor Santini, abbiamo appena cominciato. La richiamerò presto. Nel frattempo, segua il mio consiglio e faccia come le ho detto. Segua il caso, continui a scrivere del lupo. Continui a scrivere di me."


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