lunedì 28 marzo 2011

Bimbo catodico

“Sono in un set cinematografico. Stiamo girando una pubblicità. Il regista ci urla addosso per l'ennesima volta ed è incazzato nero.”
“Siamo in cinque, tre bambini e i due genitori. Oltre a me, c'è un ragazzo un po' più grande, sui quattordici anni e una bambina più piccola di me. I due adulti sono una attrice bionda e un bronzo di Riace lampadato.”
“Noi bambini siamo stanchi di girare. È da tutto il pomeriggio che il regista strilla. Vuole finire in fretta le riprese ma noi bambini siamo esausti. Sotto i riflettori, il trucco ci cola lungo le guance. La truccatrice ci tampona e ci imbelletta ogni volta che il regista strilla. Stiamo girando da tutto il pomeriggio e continuiamo a mangiare brioches al cioccolato. Giriamo e mangiamo brioches.
Poi il regista strilla, e la truccatrice ci tampona di nuovo. Giriamo, mangiamo brioches, strilla, trucco. Giriamo, mangiamo brioches, strilla, trucco.
La bambina è così stanca che si dimentica l'unica battuta che deve fare. Vorrebbe andare a casa dalla mamma ma la mamma è lì che la incoraggia e, intanto, pensa al gruzzoletto che porterà a casa per questo giorno di riprese. Il ragazzino più grande, invece, è da tutto il pomeriggio che fissa le tette della attrice bionda. Gli ormoni lo assediano. In effetti la bionda sembra sembra una colf porno, con quella scollatura.”
“E cosa succede dopo che il regista vi urla addosso?”
“La bambina scoppia a piangere. La truccatrice le asciuga le lacrime e sta per rifarle il trucco, ma la bimba ha un conato di brioches e lo vomita interamente nella scollatura dell'attrice bionda. La truccatrice prontamente sta per rifare il trucco anche all'attrice ma questa si incazza e chiede di essere ripulita. Il bronzo di Riace si alza nervoso, va dietro il set, scaccia tutti i tecnici delle luci, dicendo di voler rimanere solo. Io resto impassibile e guardo la scena. Il regista urla ancora di più, ed è così incazzato che esce dal set. A questo punto succede il caos. L'attrice bionda si toglie la maglia scollata e con nonchalance si ripulisce il seno dal vomito. Il ragazzino più grande non resiste: si alza in piedi, si abbassa i pantaloni e si masturba. Mentre suda per la concitazione, la truccatrice lo tampona. L'attrice inorridisce, e anche lei scoppia a piangere. La truccatrice non sa più chi tamponare.
Nel frattempo, il bronzo di Riace è tornato, si pizzica il naso, ed è sereno. “Sono pronto per girare”, dice. Torna anche il regista ma con una pistola in mano. Spara al bronzo di Riace. Restiamo tutti attoniti. Poi il regista si da fuoco e brucia insieme al set, mentre tutti scappano dalle fiamme.
Solo io rimango in mezzo al set bruciato, sporco di cenere. A un tratto, sento un pennello sulla guancia. E scopro che non sono rimasto solo. La truccatrice.”

L'autore di questo sogno si chiama PierMaicol. In arte Pier.
Il nome è stato forgiato dalla geniale mente dei genitori: il papà voleva un nome alla francese, la madre affascinata dagli inglesismi. Come avrete avuto modo di intuire, Pier fa l'attore ed è un volto noto della televisione, anche se difficilmente lo si può ricordare per il suo nome. Pier gira spot pubblicitari, fin dalla tenera età. La sua storia è un po' la storia tipica di questi bambini da pubblicità, venuti su tra un set e l'altro e che hanno per zii agenti pubblicitari e produttori esecutivi. Oltre ad avere due genitori davvero stronzi.
Papà Luigi, mediocre regista, dopo aver accidentalmente messo incinta la figlia di un boss della camorra, ha dovuto sposarsela. Da questa rosea relazione nacque Pier. Il bambino fin dalla nascita ha avuto sulle spalle la vera responsabilità morale ed economica della famiglia. Infatti papà Luigi, regista scarso e incompetente, ha sfruttato le sue conoscenze in ambito cinematografico e, grazie agli amorevoli interventi di nonno Vito (l'onesto padre della consorte), ha trovato il modo di sfruttare questa nascita non desiderata. Sfruttando i suoi canali e le sue conoscenze, papà Luigi era riuscito a inserire il figlio nella redditizia attività delle pubblicità. Intendiamoci, erano ancora gli anni 90, la gente comprava e le agenzie pagavano bene. Così Pier già due mesi prima di nascere aveva già un'agenda di impegni da far invidia agli amici di Maria de Filippi. Sempre se il bimbo fosse stato fotogenico.
Il piccolo Pier, appena nato, era entrato in un mondo spietato di competizione e colpi bassi. A convincere la produzione ci pensò nonno Vito che, con i suoi modi gentili e delicati, riuscì a persuadere il regista che Pier era il volto adatto per la loro pubblicità. Anzi, il culo, visto che il primo impiego di Pier consisteva proprio nel prestare le chiappe per lo spot di una crema contro l'arrossamento da pannolino. La pubblicità ebbe così tanto successo che tutti i registi si dissero ”se quello è il culo, chissà il viso?”
E fu così che la popolarità di Pier crebbe, la sua carriera era lanciata e aveva preso la piega del successo. Lavorava di continuo passando da un set all'altro.
In tutto questo il bambino cresceva un po' taciturno ma, tutto sommato, sereno, senza mai manifestare malesseri per quello che stava facendo. Anche perchè non gliene davano il tempo.
Autonomamente aveva deciso di andare da una psicologa, per parlare con un adulto vero, più che perchè ne avesse bisogno. Infatti i sogni di Pier parlavano abbastanza chiaro e anche lui cominciava a farsi un'idea di quello che di li a poco sarebbe successo.

Ennesimo giorno di riprese. Proprio il giorno in cui Pier compie 18 anni. Il suo regalo è parcheggiato fuori dal set e lo sta aspettando. “Appena hai finito le riprese facciamo una bella festa con tutta la troupe”. Sul set è presente tutta la famiglia: papà Luigi, mamma, nonno Vito, persino il giardiniere che si prende cura dei cespugli di azalee (e della mamma).

Cominciano le riprese. Gli attori presenti sul set sono quelli classici della bella famigliola di plastica: ci sono due bambini, i due genitori (la classica attrice bionda e il bronzo di Riace lampadato) e ovviamente Pier, che interpreta il figlio più grande. Stanno girando uno spot dozzinale per un dentifricio spacciato come miracoloso contro l'alitosi. Forse questo spot non andrà nemmeno in onda, ma per contratto va girato, poi al limite sarà venduto a qualche impronunciabile paese delle steppe russe. Gli attori devono gozzovigliare come dei porci i piatti più indigeribili (sformato di cipolle, spaghetti aioeoio, sandwich wurstel e crauti) e poi a turno lavarsi i denti mostrando con orgoglio l'efficacia del dentifricio nel togliere la fiatella, attraverso una sorta di alitata collettiva e reciproca.
Da diverse ore si gira la scena della libagione. Pier è farcito di sformato di cipolle e peperoni. Sono tutti abbastanza stanchi per il ripetersi continuo di scene con cibi pesanti. Il regista è maniacale e insiste su dettagli insulsi. Alla fine anche lui esausto annuncia l'inizio della seconda parte di riprese, il lavaggio dei denti e le alitate di fiatella. Dopo aver girato tutte le riprese del lavaggio dei denti è il turno delle scene delle alitate: Il bronzo di Riace alita in faccia a Pier. Ma Pier ha un conato. Veloce e diretto come se provenisse dal profondo. Investe in pieno il viso del bronzo di Riace che barcolla e vomita in faccia alla mamma che nel frattempo era in disparte a fare la prova conchetta.
La mammina urla e, insieme alle parole, escono pezzettoni di abbacchio e bagnacauda. Tutto sull'operatore della macchina da presa. Questi, in un gesto di improvvisa follia, sbraita e sale sulle scale che conducono al soppalco e non riesce a trattenere la peperonata che inonda il primo tecnico luci che trova. È un degenero. Dall'alto tutti gli altri tecnici, per solidarietà, investono il set con rivoli di vomito come se fosse napalm. Fuori dal set, la famiglia di Pier è esterrefatta. Trattengono a malapena i conati ma i rumori eruttivi delle cavità gastriche sono così intensi da diventare percepibili come un rumore di fondo. I bambini attori corrono tra le sedie e innaffiano come idranti impazziti i parenti di Pier. Nonno Vito invoca pietà. Papà Luigi cerca di ripararsi sotto una sedia. La mamma di Pier con il suo vomito trasforma la torta di compleanno di Pier in un capolavoro di arte contemporanea. Gli altri parenti e amici cercano di scappare ma scivolano sul loro stesso vomito. Pier in disparte guarda divertito la scena. Ripensa soddisfatto alla celebre sfida di torte nel film “Stand by Me” e pensa che anche lui, come il ciccione del film, stia assistendo ad un momento unico nella sua vita: la sua personale rivincita, e il vomito è la sua catarsi. Si gode questa sensazione per qualche secondo prima di recuperare la telecamera che aveva preventivamente nascosto nel set così da potersi gustare questo momento tutte le volte che vorrà.
Esce tranquillo dal set che, nel frattempo, è diventato uno scroscio unico. Nessuno bada più a lui. Raggiunge con calma la sua macchina nuova rossa fiammante. Accende il motore e si porta all'uscita del set. Prima di immettersi nell'autostrada non può fare a meno di osservare un grande cartello pubblicitario che titaneggia lungo la carreggiata. È la pubblicità di un gioiello.
Un uomo sta porgendo mezzo chilo d'oro ad una donna in preda a orgasmi estatici. Una scritta recita “La realtà dei sogni”. È curioso notare come spesso sia la pubblicità a trasmetterci messaggi profondi laddove invece la poesia e la filosofia falliscono. Il fascino dell'apparenza. Si gira un'ultima volta verso il set, poi si immette nell'autostrada. La città è stranamente tranquilla per essere un Venerdì.
Mentre guida, Pier sperimenta la sensazione liberatoria di fondersi con l'asfalto illuminato dal tramonto.


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