domenica 27 marzo 2011

Jeff Santini - #8 - Ingranaggi inesorabili

Se non madre, la curiosità sa essere balia di molte disgrazie.
La vita di Jeff è segnata, guidata e, talvolta, corrosa dalla curiosità.
La mattina seguente all'incontro con il Lupo, Jeff si è precipitato dal Capitano Loyd, avido di informazioni.
Non era tanto la falsa promessa di protezione del killer a muovere Jeff contro la volontà dei Maranzano, quanto l'esplosione di curiosità incontenibile verso quell'individuo che la sera prima gli aveva strappato il sonno. Aiutato dall'atmosfera della cattedrale, Jeff si era lasciato ammaliare dalla voce del Lupo, che sapeva distrarre la mente dalla forma della sua vera natura.
Non era mai stato affascinato tanto dal movente di un criminale come per il Lupo.

Jeff non si preoccupò troppo di non dare nell'occhio quella volta ed entrò nella centrale dalla porta principale.

"Ciao Dan."
"Jeff. Tutto bene?"

Miracolosamente sì, avrebbe voluto rispondergli, dopo quello che aveva passato.
Tra l'incontro con il signor Braddok nel vicolo, a due passi da quell'ufficio, e il colloquio con il massimo ricercato nella contea di New York, Jeff si sentiva ancora vivo contro tutte le probabilità.

"Si sopravvive."
"Dimmi tutto. Che ti serve?"
"Ho avuto un incontro ravvicinato con i Maranzano."

Loyd rimase incredulo.

"Niente paura. Lavoro per loro, non te lo dimenticare."
"Jeff. Nessuno si scomoda per fare due chiacchiere con un dipendente. Che hai combinato?"
"Nulla di grave. Non hanno apprezzato molto il mio interesse verso il Lupo."
"Quindi quel maniaco è roba loro."
"Non nel senso che intendi tu."
"Che cazzo vuoi dire?"
"Che il Lupo sta per i fatti suoi."
"Come lo sai?"
"L'ho letto tra le righe del signor Braddok."
"Hai parlato con Braddok?"
"Proprio qui sotto."
"Cristo."
"Tranquillo. Lo sanno che ci passiamo informazioni e va tutto bene."
"Oh, non lo metto in dubbio. Vedrò di non farmi scappare niente, da ora in poi"
"Andiamo Dan! Credevi davvero che un giornalista del Times non fosse sotto i riflettori. Non sono il solo scriba coinvolto nel piano."
"Non me ne frega un cazzo di quanti siate! Non ci voglio entrare in queste beghe politiche! Io faccio il poliziotto! Punto."
"E lo sanno anche loro."
"Mi spieghi come posso contenere questo casino adesso che mi ci hai tirato dentro?"
"Eri già dentro, amico. Solo che nessuno te l'aveva ancora detto."
"E quindi anche adesso sanno che stai parlando con me."
"Molto probabile."
"Bello."
"Senti, Dan. Non ci sono problemi a riguardo. E' normale che un giornalista abbia qualche contatto in polizia. Lo fanno tutti. Finché credono che io segua solo il caso delle famiglie va tutto bene."
"Perché hai detto, finché credono?"
"Perché non sono venuto per i rapporti della mafia."
"Non lo dire nemmeno."
"Lo dico sì. Non mollo il caso del Lupo."
"Ma senti questo! E con che faccia tosta. Mi vieni a dire che sei braccato dai Maranzano e che ti hanno proibito di seguire il caso, che sanno delle mie soffiate, e adesso mi vieni a mettere nella merda. Ma ti sei bruciato il cervello?"
"Non ti sto mettendo nella merda, Dan. Mi serve solo di dossier del Lupo, con i rilevamenti e tutto. E anche il profilo psicologico. Nessuno saprà mai che mi avrai dato una copia. E, se anche dovesse venire fuori, la colpa sarebbe mia, perché tu non ne sai niente del mio incontro con Braddok."
"Anche ammesso che possano tenermi fuori, non mi va che tu vada a rischiare la pelle per un capriccio."
"Adesso non metterti a fare la zia. Ho fatto di peggio."
"Non sei mai andato contro un ordine diretto della mala. Diventerebbe una questione di rispetto e non ti perdonerebbero più."
"Allora starò attento a non farmi beccare."
"E se quelli ti ribaltano la casa una volta a settimana? Per vedere che stai facendo."
"Allora non li terrò in casa, che ti devo dire? Me li vuoi dare sì o no, Daniel?"

Loyd fissò a lungo il giornalista, sperando di scorgere qualcosa che lasciasse a intendere un cambio di rotta, ma lo conosceva troppo bene per sperarci a lungo.

"Fai come ti pare. Ma poi non venire a piangere da me."
"Non temere."
"No, dico sul serio. Questa volta non ci voglio entrare. Ho anche una vita io, al contrario di te."
"Me lo ricorderò. I rapporti?"

Il Capitano Loyd si chinò su un cassetto della scrivania dal quale tirò fuori un fascicolo di carte.

"E' tutto. Accomodati."

Jeff infilò il malloppo in una valigetta e fece per uscire.

"Jeffrey."
"Sì?"
"Vedi di uscire al momento giusto."
"Come sempre Dan. Ci vediamo."

Durante il tragitto in taxi fino a casa sua, Jeff diede una rapida scorsa al dossier, tralasciando il profilo psicologico, per il quale aveva bisogno della sua poltrona e della sua Billiard, una pipa regalatagli da Benjamin Perkins, il suo caporedattore al Times.

A prima vista il Lupo poteva sembrare un serial killer del tutto comune, inafferrabile, disturbato e solitario, ma solo in apparenza. Lui ci aveva parlato. Jeff aveva visto la belva da vicino e aveva avvertito soprattutto un grande equilibrio, sostenuto da una solida fiducia nel proprio progetto e nei mezzi per realizzarlo. Non era affatto un serial killer come gli altri, brutali e violenti ma limitati e soffocati dalla loto stessa malattia. Quell'individuo emanava un preciso senso di determinazione e aveva l'aria di saperlo bene e di non essere disposto ad alcun compromesso con il mondo. Una volontà molto più pericolosa.

Arrivato al pianerottolo del suo appartamento, Jeff scorse la figura di una ragazzina nell'ombra della scala. Era Sara e piangeva.

"Signorina Saitta?"
"Signor Santini. Io..."
"Sara."
"Io..."
"Ma che cosa ci fai qui?"

Lei lo abbracciò esausta e scoppiò a piangere.

"E' sparito, signor Santini. Non è più tornato a casa."
"Cosa?"
"Mio padre. Me l'hanno portato via."
"Dio, Sara. Tuo padre è scomparso?"
"E' sparito. E la polizia non sa da che parte cominciare."
"Vieni dentro. Ne parliamo dentro."

Jeff si accese la pipa e mise la ragazza davanti a una tazza di té fumante.

"Farà anche caldo, ma niente rilassa come una bevanda calda. Dimmi tutto."
"Lui è uscito per un cliente. A mezzogiorno, ieri. E non è più tornato."
"Che cliente?"
"Non lo so, non mi aggiorna sempre sugli affari dell'albergo."
"Capisco."
"Mi aiuti signor Santini, la prego. Non so da chi altro andare."

Jeff guardava di sbieco quella ragazza e non riusciva a trovare le parole giuste per mentirle.
Le parole giuste per rassicurarla sul fatto che lo avrebbero trovato, che era sano e salvo e al sicuro dagli ingranaggi perpetui dell'animo umano che tritano e spezzano le vite di quelli che non si adattano al loro tempo.

Avrebbe tanto voluto sabotare quel motore, anche solo per un attimo.
Giusto il tempo di distrarre la ruota dentata e riuscire sottrargli quella giovane vita.



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