venerdì 11 marzo 2011

Licenza di uccidere - 2° Parte

Mi squilla il cellulare.
E' ora.
Ciao pa', esco, sono venuti a prendermi.
Dico "sono", anche se c'è solo il Malva, ma vi garantisco che rende giustizia.
Esco in strada ed è come se un'intera armata stesse ad aspettarmi. Lo vedo che si è appena acceso una sigaretta e penso che siamo già in ritardo, ma tanto non importa, perché il Malva adora affumicarsi gli interni in pelle. Sa di speck, mi ha confidato una volta.

"Bella."
"Allora? Sei carico per lo show?"
"Una favola!"
"Uè, guarda che sta sera mi devi andare a segno! Che poi ti viene in tasca anche a te!"
"Si vabbè..."
"Ma minchia ma potevi metterti un po' più in tiro, no? Pezzente!"

La situazione promette malissimo. Il Malva è su di giri e, secondo me, anche già un po' benzinato.

"Almeno hai ripassato la parte?"
"Ah, c'era pure da ripassare? Manco fossimo i servizi segreti."
"Minchia, certo! Ci fa una sega a noi, 007!"

E mentalmente scorro rapido i vari interpreti di James Bond, nella speranza di trovarne uno che renda più innocua l'immagine suggerita dal Malva. Vano tentativo: dal buon vecchio Sean, a quello zarrone biondo che gira adesso, non ne vedo uno in grado di assolvere il compito. E il peggio è che, con questa triste digressione, temo di essermi cucito nella testa tutta la scena masturbatoria, con la concreta possibilità di generare raccapriccianti incubi futuri.
Spero di distrarre la mente, ritornando al piano di questa sera.

"Senti un attimo. Perché non mi ripeti un po' tutto quanto? Giusto mentre arriviamo."
"E va bene. Ora sale in cattedra il Malvone!"
Per la serie: viva le riforme della scuola!
"Spara. Comincia dall'inizio, bello preciso, che devo capire."
"Ok, prendi appunti, pistola!"


Signore e signori:

La MalvaTeoria


Ore 22:00. Arrivo al locale. Entrata in scena che è tutto un programma, con autoradio a palla e daft punk che resettano la mente di quelli su marciapiede.

Ore 22:20. Presunta fine della fila all'ingresso. (Previsione molto ottimista)

Ore 22:30. Ingresso in pista e minutaggio di ambientamento.

Ore 23:00. Arrivo del Mario.

Ore 00:00. Arrivo della Sere.

Dieci minuti dopo, scatta l'ora X.

L'idea è che il Malva vada a rompere i coglioni al dj (Mario, quello là.) e che io mi faccia vedere ("Soltanto vedere, mi raccomando, fidati di me! Devi solo farti notare, punto! E' meglio! Parola del Malva.") dalla Sere in mezzo al bordello (un po' impossibile, ma vabbè...).
Secondo la previsione sarà lei a stabilire il contatto, venendomi a salutare. Il tutto sotto l'occhio vigile del Malva, che farà finta di fare l'amicone con il Mario mentre, invece, non mi perderà di vista.

Stabilito il contatto, inizierà il mio turno. Detto tra noi, la parte migliore di questo piano da deficienti.
Devo portarla via di là. Via dalla consolle, e poi potrò fare quello che vorrò.
Il Malva sarà così accorto (e perfido, aggiungerei.) da far voltare Mario al momento opportuno e "fargli capire che deve rasarsi la crestina." Sempre parole del Malva.

Inutile dire che non credo a una parola di questa messinscena.


Signore e signori:

La realtà dei fatti


Arriviamo nel locale a mezzanotte. Siamo in giro da più di due ore, e tutto perché il coglione si è dimenticato di segnarsi l'indirizzo del locale! Come se non bastasse, la sua professionalità gli ha intimato di concedersi alla tazza del cesso del bar del Tony, per la cagata propiziatoria delle nove di sera. Un'odissea. Un'odissea di merda, ma pur sempre un'odissea.
La fila è quasi finita, così come l'una di notte.

"Madò che palle."
Vedo il Malva insofferente. Tutta la sua sicurezza nel piano, studiato per filo e per segno, se ne è andata via tirando la catena del cesso di Tony. E' mezzanotte e mezza.
"Ma non si va?"
"Ma che cazzo ne so? Ooouuh!"
Un po' di gente si gira.
Poco male, se non fosse che in quel "po' di gente" ci stiano anche i due gorilloni del locale.
"Malva, stai buono. Cazzo gridi? Adesso entriamo."
"Non va bene. Cazzo, non va bene!"
"Tranquillo. La serata è appena cominciata! Scommetto che non sono nemmeno arrivati."
"Non va bene, cazzo! Cazzo, siamo in ritardo. Ooooouuuh!"
E dai che si girano ancora. Ma bene!
Ma tanto io non so chi sia. Ironia della sorte, me lo sono ritrovato davanti. E chi lo conosce, questo primitivo? Provo a richiamarlo, sottovoce.
"Malva, chiudi quella fogna! Cazzo gridi?"
"Oh, non si va!"
"Ho capito, ma stai zitto. Adesso entriamo."
"Ma che entriamo e entriamo. Che fanno STEMMMERDEEE?!"
Madonna Malva, stai buono, stai!
"Sssh! Piantala! Che ti prende?"
"Porc... Non vedi? Il piano mi va a troie!"
"Sai che novità?"
"Dobbiamo accelerare i tempi. Vieni con me."
"Che fai?"
"Vieni, dai!"
"Ma c'è la fila."
"Il giorno che mi vedrai fare una fila così, per qualsiasi cosa, staccami pure le palle, che tanto le troverai tutte rattrappite."
"Malva! Malva! Torna qui! Cazzo!"

Quello prende, se ne va e molla la fila. Abbandono di coda compulsivo, ecco che cos'ha.
L'abbiamo provato tutti, in forma più o meno lieve. E' quella sensazione che aleggia molto spesso nei pressi dei caselli autostradali. Solo quelli con il telepass non hanno idea di cosa stia parlando. Credi di trovare alternative migliori al tedio della fila indiana. Credi di farcela da solo, senza seguire necessariamente le convenzioni sociali. Credi di fare il furbo. E credi male.

Decido di seguirlo, sperando di non riuscire più ad entrare e di mandare a monte tutta l'operazione. Sono dieci passi dietro il Malva, e lo vedo sparire nel vicolo che costeggia il locale.
Gli vado dietro, nonostante l'angelo e il diavolo sulla mi spalla siano unanimi nel definirmi masochista.
Sbuco nel vicolo e vedo che armeggia con un cassonetto dell'immondizia.

"Malva! Che fai?"
"Entro."
"Come, entro? Che stai facendo."
"Entro. Quella fila mi avrebbe ucciso!"
"Dai, su, torniamo all'ingresso. Cazzo facciamo qua?"
"Lascia fare. Ho un'idea."
"Un'idea? Come un'idea? E tutto il piano?"
"Fanculo il piano. Aiutami, dai!"

Spostiamo un cassonetto sotto una finestrella minuscola, poco più in alto.

"Spero tantissimo di avere frainteso."
"Cosa?"
"Questa accoppiata cassonetto-finestrella. Ti prego, dimmi che ho fraiteso!"
"Che ne so? Basta che ora entriamo dentro."
"Vuoi dire, dentro da qui?"
"Sì. Ti tengo il cassonetto. Tirati su."

Mollo subito il cassone, come se fosse incandescente.

"Ma tu sei nato solo di striscio, Malva. Non esiste!"
"Dai, prima che arrivi qualcuno!"
"No. Malva, ascolta, io... "
"Dai cazzo, culomoscio! Ti dò una spinta io!"
"Ma non mi toccare, ché mi viene una crisi isterica!"
"Ma che hai?"
"Che ho? Come che ho?"
"Che hai? Io ti trovo il modo per saltare la coda e tu ti metti a fare il pazzo?"
"Io sto facendo il pazzo? E che dire di te, che stai commettendo un'infrazione coi fiocchi, solo per una tua paranoia da psicopatico? E tirando dentro anche me, per giunta!"
"Guarda che di qua è un attimo!"
"Non me ne frega niente! Ma possibile che il tuo mondo centri così poco con quello civilizzato?"
"Beh, senti, se non vai tu, ci vado io..."

Fa per arrampiacarsi su e poi si volta.

"...ma la Sere è tutta mia!! Ah ah!!"

Non so cosa sia stato. L'ultima frase che ha detto, forse, non lo so. Però mi lancio a fermarlo. Lo trattengo e, in un attimo di masochista follia gli dico:

"No, no, no! Scendi, scendi. Vado io! La Serena la becco io! Mi segui dopo."

Il Malva torna giù, con in faccia l'espressione di Poirot che risolve un caso impossibile per telefono.

"Vai, metti il piede qua che ti dò una spinta."

Salgo sul Malva e mi ricordo di mio nonno, quando mi parlava sempre delle "buone fondamenta". Mi tiro su verso la finestra semi aperta e sbircio dentro.
I bagni. Lo comunico al Malva che fa subito un sorriso da squalo!

"Sposta la finestra ed entra, dai! Io poi ti seguo a ruota!"

Faccio come dice.
Spalanco.
Mi sporgo dentro e scoppia un casino.

Non è affatto solo la "finestra dei bagni".
E' la finestra di un bagno, per la precisione.

Il Malva mi spinge, con la forza di un toro, verso la Sere, avvitata sopra un tizio, che se la sposta tutta dove vuole.

La porta del cessetto è chiusa e la scena è questa:
Io sono dentro per metà. Penzolo dal soffitto con la faccia di uno che assiste alla fine del mondo.
La Sere alza lo sguardo, incontra il mio, le faccio "ciao" e, come dire, si distrae al volo. Il Malva mi spinge da fuori, ignaro del disastro che ha causato. E, come se non bastasse, riconosco il Mario, soffocato tra le cosce della tipa, che va avanti, insieme al resto del mondo.

Vi posso garantire che non c'era nient'altro. Dal mio punto di vista, l'universo intero era chiuso in quel gabinetto. E stava collassando in un grande coito.

In quel momento, vi giuro, sono riuscito a pensare a tutt'altro, o credo che sarei impazzito. E, come avevo previsto, il primo pensiero incaricato di portarmi via dalla realtà è stato proprio quello là! Come dire, chiodo scaccia chiodo, no?
Quindi grazie a Sean, George, Roger, Timothy, Pierce e Zarro Biondo!
Grazie ragazzi!
Grazie di cuore a voi e alla vostra licenza di uccidere!


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